Il Parroco riflette

Carissime/i sorelle e fratelli,
sta per iniziare un nuovo anno liturgico, e quest’anno sarà particolare per tutti noi, sentiamo il peso di questi mesi che ci hanno visto combattere contro la pandemia di COVID 19, e che sta destabilizzando le nostre vite familiari e comunitarie, però credo fermamente che la nostra fede in Gesù Cristo sia una risposta adeguata al male che stiamo vivendo.
Con voi voglio condividere alcune mie personali riflessioni sulla lettera enciclica di Papa Francesco sulla Fraternità, egli inizia così: “«Fratelli tutti», scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui». Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita”.

  1. Proporre una forma di vita dal sapore di Vangelo
    Questo è il programma di tutta la Chiesa, annunciare a tutti la buona notizia che Gesù si è fatto nostro Fratello, lui che era di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio (cfr. Fil 2,6), mistero dell’Incarnazione che celebriamo a Natale e prepariamo durante il tempo liturgico dell’Avvento. È Gesù, che ci considera suoi fratelli, quello che avete fatto a questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me! (Cfr.Mt, 25, 40)
    Il Vangelo è una proposta di salvezza, ognuno di noi è tenuto a realizzarla e ad annunciarla con la propria vita, impegnandosi concretamente nella quotidianità.
    Domandiamoci, che sapore ha il Vangelo? Nel passo biblico dell’Apocalisse troviamo: “Allora mi avvicinai all’angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro. Ed egli mi disse: «Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele». Presi quel piccolo libro dalla mano dell’angelo e lo divorai; in bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’amarezza”.(Ap 10, 9b-10)
    Questo piccolo libro è il segno della Parola di Dio, che è dolce e amara, due caratteristiche contrastanti tra di loro, per ricordarci che annunciare il Vangelo, significa opporsi ad una vita mediocre e piatta. La Parola di Dio si gusta con gioia, ma si digerisce e si elabora con difficoltà. Cosi anche la fraternità può essere dolce e amara alla stesso tempo, con la gioia della condivisione e l’amarezza della incomprensione.
  2. Un invito ad un amore che va al di là delle barriere
    Andando oltre le barriere, geografiche e spaziali, troviamo fratelli e sorelle al di fuori della nostra cerchia familiare, questo ci invita ad abbattere le opposizioni “mentali” per aprirci all’altro. La pandemia di covid ci ha distanziati, a tal punto che non ci fa incontrare in nessun luogo. Come superare queste barriere? La risposta è la più evidente: con l’amore!
    Amare significa uscire da se stessi, il bambino appena nato pensa di essere unico, tutti si interessano di lui, tutto gira intorno alla sua persona, ma più avanti nella vita si accorge che esistono gli altri, che hanno stessi diritti e prerogative, e così inizia a relazionarsi per crescere e imparare, e sperimentando la reciprocità nella fiducia dell’altro, cresce nella fraternità, San Paolo scrive: “Amatevi gli uni gli altri con affatto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda” Rm 12, 9.
    È interessante l’Ammonizione di San Francesco, tratto dalle Fonti Francescane, che scrive: “Beato il servo che tanto amerebbe e temerebbe un suo fratello quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui, e non direbbe dietro le sue spalle niente che con carità non possa dire in sua presenza”. FF 175
    La nostra beatitudine (felicità) sta nell’amare i nostri fratelli e sorelle.
    Ecco un percorso concreto da realizzare nella nostra vita personale e comunitaria.
  3. Essenziale di una fraternità aperta
    Essere aperti è opposto a “Lockdown” (traduzione letterale: Confinamento), al di là del rispetto delle normative anticontagio, permettetemi di dire che l’atteggiamento di chiusura all’altro sia frequente tra noi. Non si evidenzia una forte amicizia, ma solo una conoscenza superficiale, e molte volte condizionata dalle chiacchiere inutili e dannose. Ecco tre istruzioni che Papa Francesco ci indica nella sua lettera:
    a) Riconoscere
    questo verbo ha un significato particolare, Ri – Conoscere, cioè accorgersi e rendersi conto, da qualche segno o indizio, che una persona o cosa si era già conosciuta, ma è molto interessante il participio presente di questo verbo, che è la parola: riconoscente.
    Essere riconoscenti nel Nuovo Testamento si traduce con rendere grazie, cioè fare eucarestia, ogni volta che riconosciamo il fratello/sorella nella nostra vita, noi facciamo eucarestia, realizziamo la comunione vera tra di noi, diventiamo la Chiesa.
    b) Apprezzare
    “Gareggiate nello stimarvi a vicenda”, ognuno di voi con la propria storia di vita è apprezzabile, nessuno può sapere meglio di voi stessi, tutte le sconfitte e le conquiste che avete vissuto, e nessuno può giudicare l’altro, anzi ci viene chiesto di pensare sempre bene dell’altro, e questo significa bene-dire tutti.
    Quando apprezziamo qualcuno lo stiamo benedicendo, non ignoriamo questo aspetto della vita cristiana. Evitiamo l’indifferenza, essa uccide l’altro, e non rende bene all’altro.
    c) Amare
    Questa terza indicazione è in realtà la sintesi delle precedenti, diciamo è la ricapitolazione di tutto. Abbiamo bisogno di apertura mentale e riconoscente, è necessario la capacita di apprezzare la vita degli altri, per sentirci realmente fratello / sorella. Gesù ci ha detto: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34) e aggiunge: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv13,35), ecco la vita che ha il sapore del Vangelo.
    Vi ringrazio di aver avuto la pazienza di leggere fino a questo punto, attendo da voi una risposta a questa mia lettera.
    Auguri di buon cammino di Avvento.
    Aversa, 21 Novembre 2020 Fraternamente il vostro Parroco
    Don Gaetano

Indirizzo mail : dongaetanorosiello@gmail.con

CATECHESI QUARESIMALE 2021 

Voi siete tutti fratelli

Mt 23,8

“… Oggi nel mondo c’è un grande sentimento di orfanezza: tanti hanno tante cose, ma manca il Padre. E nella storia dell’umanità questo si ripete: quando manca il Padre, manca qualcosa e sempre c’è la voglia di incontrare, di ritrovare il Padre, … Oggi possiamo dire che viviamo in una società dove manca il Padre, un senso di orfanezza che tocca proprio l’appartenenza e la fraternità …” Omelia di Papa Francesco del 17 maggio 2020


Dio Padre in relazione al Figlio di Dio

21 In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 22 Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”. Lc 10,21-24

Dio Padre in relazione con i Discepoli

36 Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”. Lc 6,36

25 Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe”. Mc 11,25

“Mi piacerebbe innanzitutto che questo incontro ci aiuti a ricordare che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che nessuno di noi è un’isola, un io autonomo e indipendente dagli altri, che possiamo costruire il futuro solo insieme, senza escludere nessuno. Spesso non ci pensiamo, ma in realtà tutto è collegato e abbiamo bisogno di risanare i nostri collegamenti: anche quel giudizio duro che porto nel cuore contro mio fratello o mia sorella, quella ferita non curata, quel male non perdonato, quel rancore che mi farà solo male, è un pezzetto di guerra che porto dentro, è un focolaio nel cuore, da spegnere perché non divampi in un incendio e non lasci cenere”. Papa Francesco, Videomessaggio del Santo Padre Francesco al TED 2017 “The future you”, 26.04.2017 https://youtu.be/36zrJfAFcuc

“D’altra parte, non posso ridurre la mia vita alla relazione con un piccolo gruppo e nemmeno alla mia famiglia, perché è impossibile capire me stesso senza un tessuto più ampio di relazioni: non solo quello attuale ma anche quello che mi precede e che è andato configurandomi nel corso della mia vita. La mia relazione con una persona che stimo non può ignorare che quella persona non vive solo per la sua relazione con me, né io vivo soltanto rapportandomi con lei. La nostra relazione, se è sana e autentica, ci apre agli altri che ci fanno crescere e ci arricchiscono. Il più nobile senso sociale oggi facilmente rimane annullato dietro intimismi egoistici con l’apparenza di relazioni intense. Invece, l’amore che è autentico, che aiuta a crescere, e le forme più nobili di amicizia abitano cuori che si lasciano completare. Il legame di coppia e di amicizia è orientato ad aprire il cuore attorno a sé, a renderci capaci di uscire da noi stessi fino ad accogliere tutti. I gruppi chiusi e le coppie autoreferenziali, che si costituiscono come un “noi” contrapposto al mondo intero, di solito sono forme idealizzate di egoismo e di mera auto protezione”. Papa Francesco, Lettere Enciclica, Fratelli Tutti (FT) n. 89, del 3/10/2020, Assisi.

Disegno salvifico universale del Padre

2. “L’eterno Padre, con liberissimo e arcano disegno di sapienza e di bontà, creò l’universo; decise di elevare gli uomini alla partecipazione della sua vita divina; dopo la loro caduta in Adamo non li abbandonò, ma sempre prestò loro gli aiuti per salvarsi, in considerazione di Cristo redentore, « il quale è l’immagine dell’invisibile Dio, generato prima di ogni creatura » (Col 1,15). Tutti infatti quelli che ha scelto, il Padre fino dall’eternità « li ha distinti e li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli » (Rm 8,29). I credenti in Cristo, li ha voluti chiamare a formare la santa Chiesa, la quale, già annunciata in figure sino dal principio del mondo, mirabilmente preparata nella storia del popolo d’Israele e nell’antica Alleanza, stabilita infine « negli ultimi tempi », è stata manifestata dall’effusione dello Spirito e avrà glorioso compimento alla fine dei secoli. Allora, infatti, come si legge nei santi Padri, tutti i giusti, a partire da Adamo, « dal giusto Abele fino all’ultimo eletto », saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale”. Costituzione Dogmatica Lumen Gentium (LG) del Concilio Vaticano II 21/11/1964.

Una opinione su "Il Parroco riflette"

  1. Buongiorno,mi ha colpito il passo dell’apocalisse,nel divorare il piccolo libro amaro e dolce,come se incontrano la parola del Signore tutti contenti e felici (dolce) ma quando dobbiamo fare sacrifici nel programarla divente (amaro),siamo servi inutili, lode al Signore che verrà.

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